Oggi nel mio paese, Lentini, si festeggia il Santo patrono: Sant'Alfio. Tutto il paese, in questi giorni di festa, sembra rinascere e tutti i cittadini uniti, come non mai, mostrano sempre più numerosi la propria fede a questo Santo che è nel cuore di noi tutti. A tal proposito quindi ho deciso di pubblicare la storia dei Santi martiri, che non tutti, specialmente i più giovani, conoscono. Ci tengo a precisare che la storia non è stata scritta da me, ma presa dal segunte indirizzo http://www.webalice.it/tedevi/salfio/LA%20STORIA%20DEI%20SANTI%20MARTIRI.htm
I santi martiri, patroni della
città di Lentini nacquero nella città di Vaste in Puglia, nella prima metà del
III secolo.
La madre Benedetta, già dalla
tenera età, li indirizzò alla fede cristiana ed ebbero inoltre come educatore
un uomo dotto anch’esso di fede cristiana di nome Onesimo.
Nella primavera del 251 scoppiò
la persecuzione contro i cristiani e la casa di Alfio Cirino Filadelfo
e Cirino fu subito denunciata: vi
entrarono i soldati e arrestarono il maestro Onesimo e tutti i suoi
discepoli.Furono portati, tirati per i capelli, davanti al preside Nigellione e
alla domanda -quale fede professassero- risposero di essere Cristiani e di
aborrire le divinità pagane.
Il tiranno, sdegnato, ordinò di
rompere le mascelle ad Onesimo e di appendere i tre giovani per i capelli per
un giorno intero e di rinchiuderli poi in un’oscura prigione.
A nulla valsero queste torture a
piegare la fede in Dio dei prigionieri i quali furono mandati in catene a Roma.
Qui furono rinchiusi nel carcere
Mamertino, dove si dice, fossero stati rinchiusi anche gli apostoli Pietro e
Paolo, per sette lunghi giorni con pesanti catene che impedivano loro di
muoversi.
Durante la prima notte apparvero
loro gli apostoli Pietro e Paolo che li prepararono alle torture che li
attendevano.
Poi furono condotti davanti al
prefetto di Roma Licinio al quale risposero sempre di essere Cristiani e di
seguire la fede di Dio. Furono fatti flagellare ma non morirono e allora
Licinio mandò quattordici discepoli con a capo Onesimo a Pozzuoli a Diomede con
l’ordine di farli morire tra vari tormenti e i tre fratelli a Tertullo, preside
di Sicilia con l’ordine di persuaderli o ucciderli.
Dopo cinque giorni di viaggio
arrivarono a Pozzuoli dove furono presentati a Diomede, il quale, vista la
tenacia del gruppo, ordinò che Onesimo fosse schiacciato da un immenso sasso e
fece uccidere tutti gli altri. I tre fratelli furono risparmiati dalla morte ma
furono torturati.
Dopo otto giorni furono affidati
a cinquanta soldati con a capo Silvano e spediti in catene verso la Sicilia.
Il 25 Agosto del 252 sbarcarono a
Messina e dopo furono portati scalzi e incatenati a Taormina dove si trovava
Tertullo.
Inizialmente Tertullo si mostrò
gentile e premuroso, fece togliere loro le catene e poi chiese loro chi fossero e quale religione
professassero. I tre fratelli risposero: ”Alfio Filadelfo e Cirino noi ci
chiamiamo e adoriamo il Dio dei cristiani”.
A questa risposta Tertullo, furibondo
ordinò che gli venissero rasi i capelli, legati per le spalle ad una grossa
trave e versare sui loro capi pece bollente, poi li affidò a quaranta soldati
per mandarli a Lentini.
E così con i volti deturpati
sotto il sole cocente venivano spinti dai soldati a cavallo verso Lentini.Il 28
agosto del 252 arrivarono sulle alture di Mascali e nei pressi di un abitato,
oggi chiamato S.Alfio, Filadelfo svenne e stava per morire. I fratelli si misero
a pregare e allora avvenne un miracolo: i tre fratelli a ridosso di una roccia
videro apparire un vecchio, che si dice fosse l’apostolo Andrea, che li liberò
dalle travi li guarì dalle bruciature.
E così, tra la meraviglia dei
soldati, ripresero il viaggio seguendo la via della montagna poiché la strada
del mare era stata interrotta da una colata lavica dell’Etna. Passarono per
Trecastagni dove si fermarono e riposarono e per questo motivo in questo paese
fu eretto un Santuario in onore dei Santi martiri che sono i santi patroni
anche di questo paese.
Proseguito il viaggio giunsero a
Catania dove passarono la notte nella prigione che è dentro la chiesa dei
Minoritelli. Sul far del giorno ripresero il cammino verso Lentini e giunsero al
Simeto.Qui trovarono il fiume ingrossato e allora i tre fratelli furono
costretti a passarlo per primi ma per miracolo il fiume si abbassò ed essi
poterono facilmente raggiungere la riva.mentre i soldati rimasero sull’altra
sponda perché il fiume si rialzò di nuovo.Dovettero aspettare quattro giorni
prima che potessero passare.
Così finalmente giunsero alla
contrada Palmiere all’entrata nord di Lentini.
Qui videro un giovane
impossessato dal demonio che lo muoveva a suo piacimento e lo trafiggeva con
feroci dolori.La fama del prodigio del Simeto aveva preceduto l’arrivo dei tre
fratelli che furono pregati dalla madre dell’indemoniato affinché aiutasse il
proprio figlio a liberarsi del demonio.
I tre giovani allora ruppero le
catene cominciarono a pregare Dio.Allora il demonio uscì dal corpo del
poveretto e immensa fu la gioia della madre e di tutti i presenti per i
miracolo avvenuto: si professarono tutti cristiani compresi i soldati.
Ripresero, i tre fratelli,
il cammino con i soldati convertiti verso il foro della città .
Viveva allora a Leontini una
nobilissima matrona educata alla fede cristiana di nome Tecla che si trovava a
letto per una misteriosa malattia.Quando seppe della venuta dei tre fratelli,li
fece venire nella sua casa e ottenne la salute per l’intercessione dei
fratelli.
Alla sede pretoriale,Alessandro, ministro di Tertullo ordinò di
custodire i tre fratelli nel carcere,oggi chiamata Grotta dei Santi.
Nel dicembre del 252 Tertullo
tornò a Lentini e si meravigliò molto di trovare i tre fratelli ancora
vivi,tentò ancora di persuaderli ma, visto che la loro fede non cedeva, ordinò
di fare loro le torture più atroci, però ogni volta ritrovava i fratelli
miracolati e in buona salute anche per l’aiuto di Tecla che nottetempo
prodigava loro cure e conforto.
Tertullo furibondo,ordinò che
fossero rinchiusi in una stanza e lascIati morire di fame.
Dopo tre giorni i tre fratelli
erano stremati, ma quando si assopirono ebbero in sogno l’appparizione di
S.Andrea che li rifocillò e li guarì.
Saputo ciò da una
guardia,Tertullo invaso da autentico furoNo li fece spogliare e legati mani e
piedi li fece trascinare per le vie della città)(
giro santo)
Alla fine visto che la loro fede
non barcollava anzi si rafforzava di tortura in tortura decise di ucciderli.
All’alba del 10 maggio del 253 il
tiranno fece portare al tribunale i tre fratelli e tentò per l’ultima volta
di persuaderli :a nulla valsero le minacce e i tormenti,i tre fratelli erano
anzi felici di morire,
ordinò allora che ad Alfio fosse
strappata la lingua,Filadelfo fosse stato arroventato su un graticola e Cirino
fosse buttato in una caldaia bollente di pece.
E così fu che i tre fratelli
salirono in cielo nel regno di Dio.