martedì 24 aprile 2012

Il rovello filosofico di Sebastiano Addamo

"Il liceo che a Lentini mancava, andai a farlo a Catania", così Sebastiano Addamo inizia il suo romanzo, "Il giudizio della sera". Non è la confessione di un amore adolescenziale o liceale, però, quella che vuole trattare Addamo. Bensì un'acre e critica riflessione sugli eventi bellici, che egli non apprende dai libri di storia, ma che vive in prima persona sulla sua pelle.
La motivazione che lo spinge a scrivere nasce dall'esigenza di comunicare quell'inquietudine dell'esistenza scaturita dal disfacimento etico, ideologico e religioso che la guerra portò. Tutto ciò lo scrive non per comunicare un'ideologia pessimistica, ma piuttosto per gridare a pieni polmoni l'esigenza al rinnovamento, al cambiamento, alla nuova impostazione dei vecchi valori. Un rinnovamento che doveva essere attuato a 360 gradi dalla corruzione, dalla mercificazione e dall'alienazione degli uomini.
Egli tesse nel suo romanzo, inoltre, continue antinomie, bene e male, felicità e amarezza, che si ritrovano non solo nelle tematiche, ma anche insite nella struttura. Si alterna, infatti, un'iniziale racconto dei luoghi della spensieratezza con un finale lugubre e minaccioso, come è stato analizzato nell'introduzione del "Il giudizio della sera" dalla prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà.
La seconda guerra mondiale, sicuramente, segna una svolta consistente nei poeti e nei letterati che, molte volte, si vedono costretti ad uscire dalla campana di vetro in cui si rifuggiano per vivere delle realtà che non gli appartengono. Di ciò ne sono un esempio le poesie di Quasimodo ed Ungaretti in cui sono presenti le macerie della guerra; ne è un esmpio " Il teatro degli artigianelli" di Saba che rappresenta le scene di transizione tra guerra e dopoguerra. Ma tra tutti colui che riesce meglio a rappresentare il " rovello filosofico sul disagio della civiltà conseguente alla crisi dei sistemi di valori" è Sebastiano Addamo
Nietzsche scrive " Il giudizio della sera. Chi ripensa all'opera della sua giornata e della sua vita, quando è arrivato stanco alla fine, giunge di solito ad una malinconica considerazione: tuttavia la colpa di ciò non sta nel giorno e nella vita, bensì nella stanchezza". Ed è questo aforisma che utilizza Addamo come titolo del suo romanzo, come titolo della sua vita, infatti afferma che il giudizio della sera è "come il lampo nella notte: la illumina vivissimamente", ma comunque dopo farà tornare il buio di quest'ultima.

2 commenti:

  1. Grazie mille. Da quello che ho visto dal suo profilo lei è un estimatore di Addamo, quindi apprezzo ancor più il complimento.

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